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Giuseppe è l'ultimo patriarca che riceve le comunicazioni
del Signore attraverso l'umile via dei sogni. Come l'antico
Giuseppe, è l'uomo giusto e fedele (Mt 1,19) che Dio ha
posto a custode della sua casa. Egli collega Gesù, re
messianico, alla discendenza di Davide. Sposo di Maria e
padre putativo, guida la Sacra Famiglia nella fuga e nel
ritorno dall'Egitto, rifacendo il cammino dell'Esodo. Pio IX
lo ha dichiarato patrono della Chiesa universale e Giovanni
XXIII ha inserito il suo nome nel Canone romano. (Mess.
Rom.)
Il nome Giuseppe
è di origine ebraica e sta a significare “Dio
aggiunga”, estensivamente si può dire “aggiunto in
famiglia”. Può essere che l’inizio sia avvenuto col
nome del figlio di Giacobbe e Rachele, venduto per
gelosia come schiavo dai fratelli. Ma è sicuramente
dal padre putativo, cioè ritenuto tale, di Gesù e
considerato anche come l’ultimo dei patriarchi, che
il nome Giuseppe andò diventando nel tempo sempre
più popolare. In Oriente dal IV secolo e in
Occidente poco prima dell’XI secolo, vale a dire da
quando il suo culto cominciava a diffondersi tra i
cristiani. Non vi è dubbio tuttavia che la fama di
quel nome si rafforzò in Europa dopo che
nell’Ottocento e nel Novecento molti personaggi
della storia e della cultura lo portarono
laicamente, nel bene e nel male: da Francesco
Giuseppe d’Asburgo a Garibaldi, da Verdi a Stalin,
da Garibaldi ad Ungaretti e molti altri ancora.
San Giuseppe fu
lo sposo di Maria, il capo della “sacra famiglia”
nella quale nacque, misteriosamente per opera dello
Spirito Santo, Gesù figlio del Dio Padre. E
orientando la propria vita sulla lieve traccia di
alcuni sogni, dominati dagli angeli che recavano i
messaggi del Signore, diventò una luce
dell’esemplare paternità. Certamente non fu un
assente. È vero, fu molto silenzioso, ma fino ai
trent’anni della vita del Messia, fu sempre accanto
al figliolo con fede, obbedienza e disponibilità ad
accettare i piani di Dio.
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Cominciò a scaldarlo
nella povera culla della stalla, lo mise in salvo in Egitto
quando fu necessario, si preoccupò nel cercarlo allorché
dodicenne era “sparito’’ nel tempio, lo ebbe con sé nel
lavoro di falegname, lo aiutò con Maria a crescere “in
sapienza, età e grazia”. Lasciò probabilmente Gesù poco
prima che “il Figlio dell’uomo” iniziasse la vita pubblica,
spirando serenamente tra le sue braccia. Non a caso quel
padre da secoli viene venerato anche quale patrono della
buona morte.
Giuseppe era, come
Maria, discendente della casa di Davide e di stirpe regale,
una nobiltà nominale, perché la vita lo costrinse a fare
l’artigiano del paese, a darsi da fare nell’accurata
lavorazione del legno. Strumenti di lavoro per contadini e
pastori nonché umili mobili ed oggetti casalinghi per le
povere abitazioni della Galilea uscirono dalla sua bottega,
tutti costruiti dall’abilità di quelle mani ruvide e
callose.
Di lui non si sanno molte cose sicure, non più di quello che
canonicamente hanno riferito gli evangelisti Matteo e Luca.
Intorno alla sua figura si sbizzarrirono invece i cosiddetti
vangeli apocrifi. Da molte loro leggendarie notizie presero
però le distanze personalità autorevoli quali San Girolamo
(347 ca.-420), Sant’Agostino (354-430) e San Tommaso
d’Aquino (1225-1274). Vale la pena di riportare soltanto una
leggenda che circolò intorno al suo matrimonio con Maria. In
quella occasione vi sarebbe stata una gara tra gli aspiranti
alla mano della giovane. Quella gara sarebbe stata vinta da
Giuseppe, in quanto il bastone secco che lo rappresentava,
come da regolamento, sarebbe improvvisamente e
prodigiosamente fiorito. Si voleva ovviamente con ciò
significare come dal ceppo inaridito del Vecchio Testamento
fosse rifiorita la grazia della Redenzione.
San Giuseppe non è
solamente il patrono dei padri di famiglia come “sublime
modello di vigilanza e provvidenza” nonché della Chiesa
universale, con festa solenne il 19 marzo. Egli è oggi anche
molto festeggiato in campo liturgico e sociale il 1° maggio
quale patrono degli artigiani e degli operai, così
proclamato da papa Pio XII. Papa Giovanni XXIII gli affidò
addirittura il Concilio Vaticano II. Vuole tuttavia la
tradizione che egli sia protettore in maniera specifica di
falegnami, di ebanisti e di carpentieri, ma anche di
pionieri, dei senzatetto, dei Monti di Pietà e relativi
prestiti su pegno. Viene addirittura pregato, forse più in
passato che oggi, contro le tentazioni carnali.
Che il culto di San Giuseppe abbia raggiunto in passato
vette di popolarità lo dimostrano anche le dichiarazioni di
moltissime chiese relative alla presenza di sue reliquie.
Per fare qualche esempio particolarmente significativo:
nella chiesa di Notre-Dame di Parigi ci sarebbero gli anelli
di fidanzamento, il suo e quello di Maria; Perugia
possiederebbe il suo anello nuziale; nella chiesa parigina
dei Foglianti si troverebbero i frammenti di una sua
cintura. Ancora: ad Aquisgrana si espongono le fasce o
calzari che avrebbero avvolto le sue gambe e i camaldolesi
della chiesa di S. Maria degli Angeli in Firenze dichiarano
di essere in possesso del suo bastone. È sicuramente un bel
“aggiunto” di fede.
Note: La data di culto di San Giuseppe in alcuni anni viene
trasferita. Questo avviene quando il 19 marzo cade nella
Settimana santa (ad esempio, nel 2008) o coincide con una
Domenica di Quaresima (nel 1995 e nel 2017) o con la
Domenica delle Palme.
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